ARIZONA

Il programma acrobatico delle Frecce Tricolori è sempre stato caratterizzato dalla cura quasi maniacale dell’estetica imposta ed ereditata dal grande “maestro” Mario SQUARCINA, ovverossia fare in modo che lo spettatore percepisse sempre la grande precisione nel mantenere invariata la geometria della formazione anche nelle sue varie trasformazioni.

 

Ciò comportava un grande lavoro di coordinamento tra i gregari che con piccole correzioni di posizione rispetto al parametro standard facevano sì che prospetticamente lo spettatore godesse di una visione precisa della geometria della formazione nei suoi vari assetti.

 

Ovviamente era un aspetto del volo acrobatico delle “Frecce Tricolori” per “palati fini” e/o “addetti ai lavori”, mentre la massa degli spettatori normalmente si entusiasmava agli incroci dei velivoli che procuravano punte di emotività e di entusiasmo molto forti. Annualmente si era sempre alla ricerca di inserire nella massima sicurezza qualche variazione al programma acrobatico.

Nel 1976 avevo ricoperto la posizione di 2° fanalino (n. 9) ed in autunno avevo iniziato l’addestramento da 1° fanalino (n. 6) e nelle manovre di separazione e ricongiungimento (Cardioide e Apollo 313) ho subito trovato l’affiatamento con il “leader” –Antonio GALLUS (in foto).

 

Nei mesi invernali del 1976, a casa, consideravo l’opportunità di inserire lo sviluppo di nuove figure acrobatiche che movimentassero la formazione dando maggiore spettacolo.

 

Così dopo attente e varie valutazioni sviluppai nuove possibili manovre da inserire nel programma acrobatico sia alto che basso, quest’ultimo tra l’altro, per ovvie ragioni, era molto statico ancorché faticoso per i Piloti.

 

Tratteggiai le mie nuove idee in disegni, in modo spartano su un foglio, quale utilizzo personale per la successiva presentazione al Comandante – T.Col. BARBERIS , unitamente a tutti i Piloti durante un “briefing, ovviamente avevo valutato sia i tempi e sia le difficoltà di ricongiungimento, ma ero fiducioso.

Al top del “looping in linea di fronte” dopo la trasformazione a “rombo” nella fase rovescia, la formazione si separa in due sezioni (la prima sezione di 5 a dx, la seconda sezione di 4 a sx); dopo una virata sfogata di circa 270° le due sezioni si incrociano ruotando rispettivamente un “tonneau a sx ed a dx” (lungo l’asse pista); all’uscita si rientra sempre con una virata sfogata per l’“incrocio” in “schneider” tra le due sezioni, centralmente alla “display-line”; infine continuando le rispettive “schneider”, la prima sezione si presenta impostando un “looping” a 90° della “display-line” seguita dalla seconda sezione in ricongiungimento sempre durante il “looping”.

 

Comunque nel ritenere che poteva esserci un elemento penalizzante, il tempo troppo lungo dello sviluppo di tutta la manovra, avevo previsto anche uno sviluppo della manovra più breve ma altrettanto efficace e relativamente meno difficoltosa:

 

Al top del “looping in linea di fronte” dopo la trasformazione a “rombo” nella fase rovescia, la formazione si separa in due sezioni (la prima sezione di 5 a dx, la seconda sezione di 4 a sx); effettuando una “virata sfogata” di circa 270° le due sezioni si incrociano in “schneider” centralmente alla “displayline” (leader in “schneider sx” e il 1° fanalino in “schneider dx”); il 1° fanalino continuando la “Schneider” a dx manovra impostando un “looping” a 90° della display line, mentre il leader rientra impostando un “tonneau a sx” (lungo l’asse pista) dentro al “looping” del 1° fanalino che all’uscita manovra per ricongiungere sul leader all’uscita del “tonneau a sx”.

Arrivò il giorno della proposta, ero emozionato ma nello stesso tempo, dopo avere ricalcolato con attenzione i tempi e la sequenza delle rispettive manovre, ero convinto della bontà della nuova figura acrobatica: andai alla lavagna, descrissi verbalmente e con il gesso la successione delle manovre.


Fu subito evidente che lo sviluppo della prima manovra, come presupponevo, ancorché spettacolare, era un po’ lunga nei tempi e difficoltosa nell’esecuzione.

 

Lo sviluppo della seconda manovra invece venne valutata positivamente, anche se ovviamente bisognava provarla in volo. 

Così, dopo una mia ulteriore meticolosa esposizione dello sviluppo delle manovre acrobatiche (seconda proposta), concentrati al massimo andammo in volo in due: GALLUS (leader, pony 1) ed io (1° fanalino, pony 6) per provare e verificare sia la fattibilità, sia la spettacolarità e sia la sicurezza della nuova figura acrobatica.


Come già detto, c'era un ottimo affiatamento tra noi due e le manovre erano normalmente molto in simbiosi e quindi eravamo molto fiduciosi sulla buona riuscita dello sviluppo delle manovre nel loro complesso.


Infatti, da subito la nuova figura acrobatica riuscì e convinse il Comandante BARBERIS, GALLUS e tutti i Piloti che era spettacolare, movimentava la formazione, inseriva un incrocio in più oltre ad un bel ricongiungimento che con il “G 91 PAN”, considerando il ridotto effetto dell’aerofreno e la ridotta disponibilità di potenza, era abbastanza difficoltoso, il tutto nel rispetto della “sicurezza”.


Proseguendo l’addestramento con i gregari si ebbe pure la conferma che la riuscita della manovra era costante. Ero molto soddisfatto: era nata la figura acrobatica “ARIZONA”.


Così chiamata con immediatezza da ROCCHI ed accettata dal Comandante, a ricordo dell’ “Arizona degli Aviatori”: una Hosteria sulla Pontebbana, dirimpetto all’allora 6° Gruppo del 1° Stormo C.T.


Un posto di incontro, dove Ufficiali e Sottufficiali si trovavano per bere un bicchiere assieme, per parlare ancora di volo, per fare “fiesta” ad ogni buona occasione.


Così come la seconda parte della manovra (“tonneau” della prima sezione di 5, quella del leader che entrava nel “looping” della seconda sezione di 4, quella del 1° fanalino) venne definita “l’ago e la cruna” , chiamata in seguito (1988) “BULL’S EYE”.